Virtussini - il forum dei tifosi della Virtus Bologna basket

Arte, la bellezza è negli occhi di chi guarda

« Older   Newer »
  Share  
syd_imbro
view post Posted on 12/12/2008, 15:25




Se devo scegliere in assoluto,i miei tre preferiti sono:

1) Kandinsky (il mio preferito in assoluto)

image



image




image



2) Magritte

image




image




image




3) Monet


image


image



image
 
Top
julius6
view post Posted on 12/12/2008, 17:01




In questo quadro del 1895, Picasso vuole qui raffigurare un pescatore intento a riflettere sulla giornata di pesca. Non è spossato per la fatica, ma per la stanchezza che deriva dalla sua condizione, sempre esposto agli elementi marini.
La camicia denuncia la severità del mare e l'azione spietata della salsedine.

image[

Edited by julius6 - 13/12/2008, 18:27
 
Top
julius6
view post Posted on 12/12/2008, 20:40




In questo autoritratto, (1896) il giovane Pablo Picasso inizia a capire che la rappresentazione del mondo, può arrivare fino a dove uno non avrebbe mai creduto: cioè, a toccare l'intimo di se stessi.
Si noti lo sguardo enigmatico e leggermente sfuggente che il celebre pittore, non ancora tanto celebre, rivolge a se stesso, come a chiedersi se veramente ritiene di aver le forze idonee, artistiche e morali, per un compito simile: la rappresentazione della realtà.


image
 
Top
view post Posted on 15/12/2008, 09:10
Avatar

called for travelling

Group:
Administrator
Posts:
44,513
Location:
Bassa Romagna

Status:


Ansedonia, Pablo Echaurren.
image

image

Ramones
image
 
Top
view post Posted on 15/12/2008, 10:59
Avatar

called for travelling

Group:
Administrator
Posts:
44,513
Location:
Bassa Romagna

Status:


adoro le foto naturalistiche in bianco&nero di Ansel Adams

image

image

image

image

image

image

image
 
Top
view post Posted on 15/12/2008, 12:08
Avatar

called for travelling

Group:
Administrator
Posts:
44,513
Location:
Bassa Romagna

Status:


e quelle di denuncia sociale di Salgado

image

image

image

image

image

image

image

image

image
 
Top
view post Posted on 16/12/2008, 12:43
Avatar

called for travelling

Group:
Administrator
Posts:
44,513
Location:
Bassa Romagna

Status:


Jackson Pollock

image

image

image

image
 
Top
julius6
view post Posted on 17/12/2008, 16:00




Pablo Picasso, in questo ritratto del padre risalente al 1896, è ancora nella fase di scoperta del mondo.
Quale soggetto potrebbe assolvere meglio al compito del viso del padre? Si nota che è un uomo nè vecchio nè giovane, dal profilo prettamente ottocentesco, austero, da uomo vissuto, già lievemente rattistato dalle cose della vita; pare di vederlo, in qualche caffè, fumarsi la pipa insieme agli amici, ricordando i bei tempi andati, quando Garibaldi non aveva ancora fatto la breccia a Porta Pia e le donne non discutevano di politica.
E' un viso ossuto, disposto diagonalmente e scolpito da segni geometrici chiari.
Qui, per i giovane Pablo, la geometria governa ancora la vita e ne dispone i pensieri.



image
 
Top
julius6
view post Posted on 22/12/2008, 15:41




Continua l'esplorazione del mondo del nostro amico Pablo Picasso.
Adesso tocca alla madre, durante un ventoso ed oscuro pomeriggio domenicale del 1896, cadere sotto le sue precoci grinfie; la mamma si stava rilassando dopo aver rassettato la cucina e il vino rosso, imbottigliato da poco, stava dolcemente comiciando ad avere il suo effetto....
E' proprio in quel momento che Picasso colpisce: perchè, stando ad occhi chiusi, tra le braccia eteree di Morfeo, non poteva dirgli che non aveva tempo per le sue scemenze...
E' ben vestita e il mondo appare immobile, lei così oniricamente immersa nel consueto menage famigliare di fine ottocento.
Picasso qui pensa che il mondo è sì un pò noioso; ma, comunque, sempre meglio di un venditore di assicurazioni che suona quando sei in bagno.


image

Edited by julius6 - 22/12/2008, 16:09
 
Top
view post Posted on 8/1/2009, 08:18
Avatar

called for travelling

Group:
Administrator
Posts:
44,513
Location:
Bassa Romagna

Status:


un bell'articolo del Corriere della Sera, parla anche del Koons di cui ho postato immagini in precedenza. si allegano immagini di altri artisti contestati quali Hirst

image

image

e Cattelan

image

image


Da Vargas Llosa a Robert Hughes I nuovi paladini dell'antimoderno

Nasce un partito di intellettuali contro l' arte «commerciale e scandalistica» Poteri Sotto accusa Nel mirino c' è prima di tutto Damien Hirst. Ma anche Jeff Koons, Jan Fabre e Maurizio Cattelan

Cosa hanno in comune Robert Hughes, Mario Vargas Llosa e Paul Virilio? Poco: si muovono in orizzonti diversi, appartengono a culture lontane, esprimono sensibilità differenti. Eppure, sono accomunati da un avversario: l' arte contemporanea, nei suoi eccessi e nelle sue degenerazioni. Voci di un' insofferenza sempre più diffusa, Hughes, Vargas Llosa e Virilio si apprestano a diventare i leader involontari di un nuovo partito estetico. Che nasce non da un preciso calcolo, ma da una stringente necessità. Non segue un programma, ma indica una convergenza. Si sta ramificando a livello internazionale, sorretto da una sorta di urgenza etica. L' obiettivo è quello di reagire, di opporsi, di non adeguarsi, ripristinando regole e ridefinendo giudizi. Un partito conservatore o progressista? Ci troviamo dinanzi a un movimento che sta sorgendo in modo involontario, con l' intento di suggerire possibili vie di uscita in una fase storica come la nostra, segnata da declino e da disorientamento. Un movimento antimoderno, che finora non ha redatto manifesti, ma è intervenuto in maniera rapsodica, con varie uscite, in programmi televisivi, su giornali e in libri, disegnando una sorprendente confluenza di prospettive. Ad animare questo gruppo è un prepotente istinto di ribellione. Si individuano alcuni miti negativi, da debellare: l' impoverimento della sapienza tecnica, la ricerca dello choc effimero, l' indebolimento della bellezza, la sudditanza nei confronti delle imposizioni del mercato. Un dato dovrebbe far riflettere. Il partito non è formato da critici d' arte tout court: i quali, sempre più spesso, sono legati a un' attualità senza radici, che viene talvolta assunta e documentata, non interpretata, né sfidata. Gli antimoderni sono intellettuali eccentrici, autonomi, liberi: scrittori, filosofi. Li guida la capacità di irritarsi, di indignarsi: indulgendo, spesso, in posizioni piuttosto apocalittiche. Per un verso, essi colgono i sintomi di una catastrofe poetica. Per un altro verso, immaginano sentieri alternativi.. Vogliono correggere deviazioni, riscoprire il common sense. Con una veemenza polemica che ricorda certe annotazioni contro la contemporaneità di Giorgio de Chirico e gli scritti corsari di Pier Paolo Pasolini. Dietro di loro non vi è il Nietzsche delle «considerazioni inattuali», ma lo Spengler de Il tramonto dell' Occidente. E il Camus, che invitava a mettersi di traverso rispetto alle onde della Storia. Ma anche de Maistre, Baudelaire, Cioran e Barthes: tra gli autori di cui ha parlato Antoine Compagnon in un volume di qualche anno fa, intitolato proprio Les antimodernes (Gallimard), dove si ricorda che siamo di fronte non a reazionari, ma a «moderni controvoglia», che avanzano guardando in uno specchio retrovisore. Nella mappa di Compagnon, un posto rilevante potrebbe essere occupato da Hughes e da Vargas Llosa, i quali, nelle scorse settimane, si sono scagliati con veemenza contro il (presunto) responsabile delle corruzione attuali: Damien Hirst, straordinario promotore di se stesso, ma anche sofisticato alchimista di ossessioni. Un capro espiatorio troppo facile? In uno dei suoi «art essay» trasmessi da Channel 4, Hughes - riprendendo tematiche già sviluppate nel suo fortunato pamphlet La cultura del piagnisteo (Adelphi) - ha parlato di Hirst come di un pirata. Un cialtrone, costruttore di sculture che non hanno nulla in comune con le autentiche opere d' arte. Prodotti commerciali: nient' altro che brand. Hirst è riuscito a ingannare tante persone: «dai funzionari di museo come Nicholas Serota della Tate Gallery sino ai miliardari newyorkesi del settore immobiliare, facendo loro credere d' essere un artista originale e con idee importanti». Invece, si tratta di vuoti fenomeni pubblicitari, che invitano a riflettere sulla «totale sproporzione tra i prezzi toccati e il reale talento». L' intervento di Hughes è stato ripreso da Vargas Llosa in un articolo su «El País». Soffermandosi in particolare sulle quotazioni raggiunte dalle opere di Hirst alle aste di Sotheby' s, lo scrittore peruviano ha parlato degli scenari dell' arte contemporanea come di un grande carnevale in cui si mescola tutto: sacro e profano, abilità e furbizia. Creatori e pagliacci. Una confusione che non ci permette più di fare distinzioni. Non siamo in grado di «separare la scoria bruta dal puro metallo»: non riusciamo a dividere il bello dal brutto. Questo sbandamento consente ad artisti senza qualità di ottenere successi e consensi al di là del loro effettivo valore: contano soprattutto «fattori estranei» come le doti istrionico-scandalistiche e le «manovre mafiose» dei galleristi, dei mercanti, dei collezionisti. Si pensi ancora a Hirst. Un impertinente esibizionista, un «delinquente». Un imbroglione, le cui installazioni - farfalle morte, animali messi sotto formaldeide e barattoli di medicinali allineati - sono testimonianze di assoluta mancanza di capacità manuale. Rimaniamo disorientati, interdetti.. Come reagire? Vargas Llosa invita a ritornare alla soggettività. Bisogna giudicare quadri e sculture in base al nostro buono (e cattivo) gusto. Solo così si potrà distinguere un capolavoro da un simulacro. «Dal mio punto di vista l' unico modo per uscire dalla situazione nella quale ci siamo messi grazie alla nostra generosa disposizione a incoraggiare la demolizione di tutti i valori estetici da parte delle avanguardie degli ultimi ottant' anni anni, è diffondere proprio il soggettivismo e raccomandare al pubblico di emanciparsi e di non tollerare più certe operazioni truffaldine». Le diagnosi di Hughes e di Vargas Llosa descrivono i contorni di un crollo. Analoghe opinioni sono state sostenute da Olivier Jullien, su «Le Monde» del 27 novembre, in uno spietato j' accuse, intitolato Art contemporain, le triomphe des cyniques. I cinici in questione sono Koons, Fabre e Hirst, che vengono considerati come i pompiers del Duemila. Accademici borghesi, le cui opere sono cifre di un kitsch che, riportato attraverso soluzioni monumentali, esibisce arroganza e provocazione. Tracce di un' epoca che non sa più riflettere, confrontare, vedere. Benvenuti nel tempio del postmodernismo di lusso, nel «pays du cynisme roi». Posizioni troppo pessimistiche? Letture riduttive? Approcci tranchant? Più ricca di sfumature la tesi di Paul Virilio, in un piccolo libro uscito mesi fa (L' arte dell' accecamento, Raffaello Cortina). Qui si disegna un difficile transito: dall' arte sostanziale - fondata sull' uso della materia - all' arte accidentale, figlia dell' inatteso, dominata dall' assenza e dalla strategia dello stupore a tutti i costi. Un esempio? Maurizio Cattelan. Per Virilio, l' arte non deve più essere rivoluzionaria, ma deve solo rivelare la «finitezza del mondo». In questa direzione va la mostra curata dallo stesso Virilio, «Terre Natale», ora alla Fondation Cartier di Parigi: una carrellata di episodi (di Diller Scofidio, Mark Hansen, Laura Kurgan e Ben Rubin), per investigare sulle trasformazioni delle geografie e dei territori. Dunque, un nuovo partito. Ma chi sono davvero gli antimoderni? Moralisti: che vogliono essere up to date, ma con equilibrio, conservando una certa distanza dalla cronaca. Da loro viene la sollecitazione a intrattenere un dialogo corretto con il presente, inteso come stratificazione insicura di problemi e di domande. Non dobbiamo limitarci ad accoglierne le pronunce. Bisogna intercettarne anche i passaggi oscuri. Per uscire dall' ombra. E restituire alla creazione il suo potere antico. L' arte deve essere ancora un meraviglioso artificio per attraversare diagonalmente la realtà.. Per svelare un' inattesa bellezza, concepita non come icona ferma ma, per dirla con Adorno, come «parallelogramma di forze». Ribelli al kitsch Mario Vargas Llosa ha scritto che l' arte contemporanea è «un grande carnevale» Per Robert Hughes Damien Hirst è «un pirata» e «un cialtrone» Paul Virilio ha definito Cattelan come il simbolo dell' «arte accidentale» Antoine Compagnon: tra i primi a parlare degli «antimoderni»

Trione Vincenzo
 
Top
view post Posted on 9/1/2009, 12:15
Avatar

massaia BiancoNera (e chi non salta...)

Group:
Member
Posts:
26,697
Location:
Civitas Claterna-Provincia Bononiae

Status:


Accidenti, come siete saputi...
Ammmè, l'arte moderna non piace, non si capisce un c@zzo... :rimbanbitolf8.gif:
mi piacciono tanto tanto le opere veeeecchie, ma veeeeecchieeee!!!
Ecco qua: il Cristo Morto del Mantegna (il più bel quadro del mondo, un realismo così, neanche in foto...)
image

sempre del Mantegna, la Camera degli Sposi di Mantova
image

Leonardo, la Vergine delle Rocce
image

Raffaello, la Velata
image

ne avrei degli altri ma devo cercarli... :D

et voilà: la Zattera della Medusa di Gèricault
image

CITAZIONE (bosforo65 @ 11/12/2008, 15:09)
CITAZIONE (The Virtus King @ 11/12/2008, 15:03)
:blink:

Piero Manzoni
L’aggiudicazione più recente è 191.089$ per Achrome (1960/1961), feltro, cm 30 x 25, passato da Sotheby’s Londra, il 28 febbraio 2008. In Italia, invece, la vendita più recente è 33.000€ per Fiato d’artista (1960), un palloncino a base lignea battuto da Finarte, Milano, il 18 dicembre 2007. L’Achrome della galleria Lampertico, pubblicato in tutti i tre cataloghi generali (1975, 1991, 2004) viene offerto a una cifra più che interessante se si confronta con l’analogo Achrome (grande il doppio), cm 91 x 71, venduto per 509.734$ da Christie’s Londra, il 24 ottobre 2005, quando il mercato di Manzoni iniziava a lievitare e gli Achrome costavano dieci volte meno di oggi. Sul mercato italiano le ovatte quotano mediamente 40.000€, le scatole in metallo 45.000€ e i caolini 200.000€. La Merda d’artista più costosa è quella confezionata in lattina (cm 6,3 x 5) nel 1961, col numero 018 e venduta in asta Sotheby’s Milano, il 22 maggio 2007, per 120.000€ mentre le michette più "salate" rivestite di caolino e montate su pannello Achrome (1961/1962), cm 85 x 90, sono state pagate 914.442$ all’asta Sotheby’s Londra del 9 dicembre 1998.

:mccsadbs4.gif: ...non ci credo... :sick: :sick: :sick: :sick: :sick:
come buttare dei soldi nel cesso :sick: :sick:
 
Top
julius6
view post Posted on 10/1/2009, 17:28




In questa raffigurazione del 1897, dal titolo "Scienza e carità", il giovane Pablo Picasso comincia ad avvicinarsi a uno dei temi che dall'inizio dei tempi affliggono l'uomo, perchè non è in suo potere porvi rimedio: la malattia, la morte.
E ne da una sua precoce visione.
In questa stanza, oscura, dove la precisione dei contorni e dei colori sembra liquefarsi in un senso di trasognata sofferenza, solo una luce rinfresca la stanza azzurrognola; come se il cielo, con tutto ciò che rappresenta, cercasse ancora un suo spazio nella tragedia incombente.
Il dottore, a fianco del letto, ordinato e austero, procede alle sue vacue misurazioni, mentre la suora tende all'ammalata una bevanda.
Non è solo acqua: è amore caritatevole, una pietosa partecipazione al dolore.
Ma quello che veramente importa è il bambino che la suora tiene in braccio, come per vedere dall'alto la scena: è la vita che contempla il mistero dell'esistenza.



image

Edited by julius6 - 11/1/2009, 16:17
 
Top
view post Posted on 14/1/2009, 08:22
Avatar

called for travelling

Group:
Administrator
Posts:
44,513
Location:
Bassa Romagna

Status:


per gettare un minimo di luce sulla difficoltà di lettura dell'arte contemporanea, riporto un pensiero al riguardo del filosofo Arthur Danto:

con l’arte contemporanea non è morta tanto l’arte quanto una determinata narrazione, concretizzatasi nella storia dell’arte, e giunta ormai a conclusione, per cui l’arte contemporanea non beneficerebbe più della rassicurante cornice narrativa che la presenta come il successivo stadio di un’evoluzione. da qui la necessità che la filosofia dell'arte abbia come obiettivo critico quello di affrontare la caratteristica forse più sconcertante dell'arte contemporanea – che ogni cosa è possibile – senza peraltro con ciò intendere che tutta l'arte sia uguale e indifferentemente valida.
 
Top
julius6
icon1  view post Posted on 14/1/2009, 15:44




CITAZIONE (bosforo65 @ 14/1/2009, 08:22)
per gettare un minimo di luce sulla difficoltà di lettura dell'arte contemporanea, riporto un pensiero al riguardo del filosofo Arthur Danto:

con l’arte contemporanea non è morta tanto l’arte quanto una determinata narrazione, concretizzatasi nella storia dell’arte, e giunta ormai a conclusione, per cui l’arte contemporanea non beneficerebbe più della rassicurante cornice narrativa che la presenta come il successivo stadio di un’evoluzione. da qui la necessità che la filosofia dell'arte abbia come obiettivo critico quello di affrontare la caratteristica forse più sconcertante dell'arte contemporanea – che ogni cosa è possibile – senza peraltro con ciò intendere che tutta l'arte sia uguale e indifferentemente valida.

Io non sono un filosofo e non so chi sia Arthur Danto; sono d'accordo su quelle frasi che hai citato.
Molto meno con quelle parole che ho evidenziato; quindi, vorrei aggiungere qualche precisazione.
Assolutamente personale, come è naturale che sia.

E' vero che per lungo tempo l'arte, essendo stata, nella sua quasi totalità, arte sacra, è stata un lungo viaggio entro un pensiero e un orizzonte ben definito e facilmente riconoscibile.
Per cui nel tempo, partendo dalle raffgurazioni rupestri fino ( si può dire ) al Rinascimento, si è venuta a determinare una storia: la storia dell'arte.
Cambiavano le tecniche, le prospettive, i colori, gli artisti; ma la lettura dell'opera era sempre possibile, attraverso le varie epoche storiche, perchè l'arte si riferiva a una struttura di valori ben nota, perchè quasi tutti vi si riconoscevano.
L'arte sacra la possiamo dividere in pre-cristiana e cristiana: naturalmente nel mondo occidentale.
Ma era sempre arte sacra.

Nell'epoca moderna e, soprattutto, contemporanea, sono sueccesse due cose:
1) La perdita del senso del sacro in grandi mase di popolazione
2) L'opera d'arte, da principio attraverso la fotografia e poi attraverso tutta una serie di mezzi tecnici che ultimamente sono sfociati in Internet, ( cioè, se mi passi la terminologia grossolana, una specie di fotografia super-interattiva), è diventata RIPRODUCIBILE, per cui ha perso l'alone di ulteriore sacralità che circondava l'opera d'arte, che una volta appariva ancor più preziosa perchè, al di là dei significati che portava, era UNICA.
Ora non più.

Quindi, in un'opera d'arte, mancando il soggetto ( il sacro ) e mancando l'aura sacrale ( a causa della sua riproducibilità ), sono come venuti a mancare i due parametri principali della storia dell'arte come l'abbiamo sempre conosciuta.
Perciò oggi molti ritengono che ogni cosa può essere arte e molti artisti seguono filoni completamente divergenti, connotando le loro opere dei significati più disparati, spesso non particolarmente elevati ma puramente estetici o, meglio, estetizzanti.

Io, invece, forse condizionato dall'aver frequentato scuole classiche, ritengo che un'opera d'arte sia tale solo se permette una lettura di un significato alto e possibilmente "altro" rispetto a quello che si vede. Insomma, per me l'arte resta una raffigurazione simbolica, ma vitale, di un mondo superiore a quello umano.
Per questo, ogni tanto, mi avventuro per puro gioco ( spero che mi sopprterete se a volte mi avventuro in queste digressioni... :rolleyes: ) in queste letture di Picasso, ( per me uno dei big di tutti i tempi ) leggendo forse anche significati che sono diversi da quelli che voleva trasmettere l'autore.
Ma cosa importa?
I significati possono talvolta anche rasentare il comico e l'umoristico, perchè il comico e il tragico sono due facce della stessa medaglia, l'esistenza.
L'importante è che un'opera contenga dei significati, che possa parlare allo spettatore dopo secoli.
In questo, secondo me, sta il vero fascino dell'arte.

Per questo, che tutto sia possibile nell'arte, non lo ritengo proprio possibile.
Perchè troppo spesso l'arte contemporanea appare più che altro un vuoto estetismo.
E l'estetismo, per me, non è arte.... :)


 
Top
view post Posted on 14/1/2009, 23:12
Avatar

called for travelling

Group:
Administrator
Posts:
44,513
Location:
Bassa Romagna

Status:


a me piacciono molto gli artisti cinesi contemporanei, anche se devo ammettere che hanno raggiunto quotazioni assurde perché attualmente di moda.

questo è He Sen, un artista che fino a poco tempo fa si poteva comprare veramente a poco. ora ogni sua opera spunta qualche decina di migliaia di euro.
inizialmente le sue tele raffiguravano delle ragazze che fumano, il volto sbiancati dal flash, immobili e assenti davanti al pittore e visitatore come lo è sempre più di frequente la gioventù del grande paese asiatico.

image

image

image
 
Top
75 replies since 4/12/2008, 15:06   5208 views
  Share