CITAZIONE (bosforo65 @ 14/1/2009, 08:22)
per gettare un minimo di luce sulla difficoltà di lettura dell'arte contemporanea, riporto un pensiero al riguardo del filosofo Arthur Danto:
con l’arte contemporanea non è morta tanto l’arte quanto una determinata narrazione, concretizzatasi nella storia dell’arte, e giunta ormai a conclusione, per cui l’arte contemporanea non beneficerebbe più della rassicurante cornice narrativa che la presenta come il successivo stadio di un’evoluzione. da qui la necessità che la filosofia dell'arte abbia come obiettivo critico quello di affrontare la caratteristica forse più sconcertante dell'arte contemporanea – che ogni cosa è possibile – senza peraltro con ciò intendere che tutta l'arte sia uguale e indifferentemente valida.
Io non sono un filosofo e non so chi sia Arthur Danto; sono d'accordo su quelle frasi che hai citato.
Molto meno con quelle parole che ho evidenziato; quindi, vorrei aggiungere qualche precisazione.
Assolutamente personale, come è naturale che sia.
E' vero che per lungo tempo l'arte, essendo stata, nella sua quasi totalità, arte sacra, è stata un lungo viaggio entro un pensiero e un orizzonte ben definito e facilmente riconoscibile.
Per cui nel tempo, partendo dalle raffgurazioni rupestri fino ( si può dire ) al Rinascimento, si è venuta a determinare una storia: la storia dell'arte.
Cambiavano le tecniche, le prospettive, i colori, gli artisti; ma la lettura dell'opera era sempre possibile, attraverso le varie epoche storiche, perchè l'arte si riferiva a una struttura di valori ben nota, perchè quasi tutti vi si riconoscevano.
L'arte sacra la possiamo dividere in pre-cristiana e cristiana: naturalmente nel mondo occidentale.
Ma era sempre arte sacra.
Nell'epoca moderna e, soprattutto, contemporanea, sono sueccesse due cose:
1) La perdita del senso del sacro in grandi mase di popolazione
2) L'opera d'arte, da principio attraverso la fotografia e poi attraverso tutta una serie di mezzi tecnici che ultimamente sono sfociati in Internet, ( cioè, se mi passi la terminologia grossolana, una specie di fotografia super-interattiva), è diventata RIPRODUCIBILE, per cui ha perso l'alone di ulteriore sacralità che circondava l'opera d'arte, che una volta appariva ancor più preziosa perchè, al di là dei significati che portava, era UNICA.
Ora non più.
Quindi, in un'opera d'arte, mancando il soggetto ( il sacro ) e mancando l'aura sacrale ( a causa della sua riproducibilità ), sono come venuti a mancare i due parametri principali della storia dell'arte come l'abbiamo sempre conosciuta.
Perciò oggi molti ritengono che ogni cosa può essere arte e molti artisti seguono filoni completamente divergenti, connotando le loro opere dei significati più disparati, spesso non particolarmente elevati ma puramente estetici o, meglio, estetizzanti.
Io, invece, forse condizionato dall'aver frequentato scuole classiche, ritengo che un'opera d'arte sia tale solo se permette una lettura di un significato alto e possibilmente "altro" rispetto a quello che si vede. Insomma, per me l'arte resta una raffigurazione simbolica, ma vitale, di un mondo superiore a quello umano.
Per questo, ogni tanto, mi avventuro
per puro gioco ( spero che mi sopprterete se a volte mi avventuro in queste digressioni...
) in queste letture di Picasso, ( per me uno dei big di tutti i tempi ) leggendo forse anche significati che sono diversi da quelli che voleva trasmettere l'autore.
Ma cosa importa?
I significati possono talvolta anche rasentare il comico e l'umoristico, perchè il comico e il tragico sono due facce della stessa medaglia, l'esistenza.
L'importante è che un'opera contenga dei significati, che possa parlare allo spettatore dopo secoli.
In questo, secondo me, sta il vero fascino dell'arte.
Per questo, che tutto sia possibile nell'arte, non lo ritengo proprio possibile.
Perchè troppo spesso l'arte contemporanea appare più che altro un vuoto estetismo.
E l'estetismo, per me, non è arte....