Finalmente dal Cile una buona notizia.
Per una volta, lasciamo perdere omicidi, uxoricidi, stupri, scempi di cadaveri, violenze di ogni genere anche in famiglia, brutture e tristezze.
Stavolta 33 uomini intrappolati a 700 metri di profondità, dopo più di due mesi di permanenza nelle viscere della terra, sono stati salvati e tornati alla vita grazie ad una capsula ingegnosa.
Bella la loro commozione, bella anche quella dei parenti.
E' sempre un pò strano vedere come anche un fatto del genere possa essere catturato dai media e un pò stravolto, trasformando le scampate vittime in piccole star.
Questo fatto mi ha molto colpito anche perchè, ogni volta che vedevo i famigliari e gli operai che stazionavano da settimane in zona, non potevo scacciare l'immagine di quelli che, già in pensione, passano la loro giornata nei pressi di qualsiasi tipo di lavoro in corso, magari sul sellino della bicicletta, scuotendo la testa, scettici, come a dire: " Ma non si fa così!!... Per me non ce la fanno!"
Quale Paradiso sarebbe stata per loro questa situazione!
Ma, più di tutto, mi hanno molto colpito i visi dei minatori.
Si è anche scavato nelle loro vite, nonostante questi uomini siano intrappolati in una delle professioni più oscure, dure e anonime che esistano. Per l'occasione, si sono organizzati festeggiamenti e lanci di palloncini.
Giusto. Ma stonavano.
Loro, dopo un'esperienza del genere, penso volessero solo andare a casa, mangiare le proprie cose e dormire nei propri letti. Lo hanno anche detto.
Infatti, dal profondo della miniera non sono usciti degli uomini distrutti: piuttosto uomini pieni di dignità, pur nella loro umiltà, e ancor più pienamente consapevoli di quale dono sia la vita e dividerla spezzando il pane con chi si ama.