Virtussini - il forum dei tifosi della Virtus Bologna basket

Viaggi, è questa la mia vera passione...

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view post Posted on 1/5/2010, 18:09
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called for travelling

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QUOTE (Franz 68 @ 1/5/2010, 18:57)
QUOTE (bosforo65 @ 1/5/2010, 18:49)
quello stronzo del tassista di Pechino che mi doveva venire a prendere all'aeroporto non si e' visto...

vabbe', sono arrivato in albergo lo stesso e, i casi della vita, mi hanno dato la stessa stanza che presi 10 anni fa...

a sto punto non potendo trovare a quest'ora di notte un tassista che parli inglese (merce piuttosto rara, per questo l'avevo "prenotato" dall'Italia) vorra' dire che mi alzero' all'alba per andare a fare qualche foto negli hutong (vecchi quartieri con vicoli dove non passano le auto) qui vicino...

oppure nel bel giardino interno di questo albergo storico, che fu una delle poche residenze nobili non distrutte dalla furia delle Guardie Rosse e che venne poi, per diverso tempo, abitata dal capo del servizio segreto cinese...

tanto per rimanere in tema, per diverse volte nel corso del viaggio ho incrociato i miei passi con quelli che compi' Mao Ze Dong durante la Lunga Marcia del '49...

Stai attento. Ci sono parecchi travoni da quelle parti...

ah si'? e' stato li' che hai scoperto per la prima volta the dark side of the moon? ^_^
 
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view post Posted on 1/5/2010, 18:26

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CITAZIONE (bosforo65 @ 1/5/2010, 19:09)
CITAZIONE (Franz 68 @ 1/5/2010, 18:57)
Stai attento. Ci sono parecchi travoni da quelle parti...

ah si'? e' stato li' che hai scoperto per la prima volta the dark side of the moon? ^_^

In Cina non sono mai stato. Ma qualcuno mi ha raccontato qualche aneddoto. Quindi, meglio prevenire.
Lo dico per Te, ovviamente. Non vorrei poi Ti piacesse perche', a quel punto, mi vedro' costretto a cambiare amicizia.... :lol:
 
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view post Posted on 1/5/2010, 18:39
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QUOTE (Franz 68 @ 1/5/2010, 19:26)
QUOTE (bosforo65 @ 1/5/2010, 19:09)
ah si'? e' stato li' che hai scoperto per la prima volta the dark side of the moon? ^_^

In Cina non sono mai stato. Ma qualcuno mi ha raccontato qualche aneddoto. Quindi, meglio prevenire.
Lo dico per Te, ovviamente. Non vorrei poi Ti piacesse perche', a quel punto, mi vedro' costretto a cambiare amicizia.... :lol:

hai degli amici che ti raccontano dei begli aneddoti.
forse dovrei essere io quello costretto a cambiare amicizia... :rolleyes:
 
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view post Posted on 3/5/2010, 08:15
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CITAZIONE (bosforo65 @ 3/5/2010, 09:15)
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Grande Bos!!
 
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view post Posted on 3/5/2010, 08:35

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CITAZIONE (bosforo65 @ 1/5/2010, 19:39)
CITAZIONE (Franz 68 @ 1/5/2010, 19:26)
In Cina non sono mai stato. Ma qualcuno mi ha raccontato qualche aneddoto. Quindi, meglio prevenire.
Lo dico per Te, ovviamente. Non vorrei poi Ti piacesse perche', a quel punto, mi vedro' costretto a cambiare amicizia.... :lol:

hai degli amici che ti raccontano dei begli aneddoti.
forse dovrei essere io quello costretto a cambiare amicizia... :rolleyes:

La persona che me lo ha raccontato, Ti conosce bene....
 
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view post Posted on 3/5/2010, 09:07
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CITAZIONE (Franz 68 @ 3/5/2010, 09:35)
CITAZIONE (bosforo65 @ 1/5/2010, 19:39)
hai degli amici che ti raccontano dei begli aneddoti.
forse dovrei essere io quello costretto a cambiare amicizia... :rolleyes:

La persona che me lo ha raccontato, Ti conosce bene....

:huh:
 
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julius6
view post Posted on 3/5/2010, 10:09




CITAZIONE (bosforo65 @ 3/5/2010, 09:15)
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Grande Bosforo!
Bentornato! :)
Ci puoi dire qualche parola carina in cinese? :rolleyes:
 
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view post Posted on 3/5/2010, 10:35
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CITAZIONE (julius6 @ 3/5/2010, 11:09)
CITAZIONE (bosforo65 @ 3/5/2010, 09:15)
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Grande Bosforo!
Bentornato! :)
Ci puoi dire qualche parola carina in cinese? :rolleyes:

non so se sono parole carine, sono le poche che ho imparato.
le scrivo come si pronunciano, non sono per niente sicuro di come vadano scritte.

salve: nihao
grazie: shishi-e (scritto: xie xie)
1: yi
2: er
3: san
4: tze (scritto: sì)
quanto costa?: dao sha tien? (si scrive: duo shaov qián)
Italia: Italy (con l'accento sulla y)
Nuova Zelanda (la patria della mia guida): Shinshi-là
noodles fritte: chao mien (chao=fritto mien=noodles)
questo/quello: tiga
fiume: jiang
drago: long
bello: li
Cina: zhungguo
nord: bei
sud: nan

però non basta sapere le parole perché il cinese è una lingua tonale (ha quattro accenti diversi più quello neutro che fanno cinque...) e la stessa sillaba può avere 5 significati diversi, a seconda del tono che noi occidentali facciamo fatica a distinguere. per esempio la parola "ma" significa, a seconda del tono con il quale viene pronunciata: mamma, cavallo, canapa o essere maleducati. c'è anche uno scioglilingua cinese che recita qualcosa tipo "la coperta di canapa del cavallo della mamma è stata portata da un maleducato" che in pratica è composto da una ventina di "ma" diversi... ^_^

le cose veramente importanti da sapere sono:
non voglio: bu yao (da dire a tutti gli scocciatori che insistono nel proporti qualcosa)
nei brindisi, essendo stato coinvolto svariate volte in cene coi locali e per loro la cosa più importante era cercare di ubriacarmi (perché se un ospite si ubriaca vuol dire che hai fatto il massimo che potevi fare per lui), ho imparato che quando si brinda con "gampei" bisogna bere il bicchiere (di norma di riso di vino) tutto d'un fiato e quando invece si brinda con "maman-ho" bisogna berne un sorso (e ogni sorso va rifatto il brindisi, roba da fare brindisi 40/50 a sera...).

Edited by bosforo65 - 3/5/2010, 16:15
 
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view post Posted on 6/5/2010, 11:46
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un piccolo resoconto del viaggio, hai visto mai a qualcuno possa interessare


allora, io ho la passione di visitare le popolazioni che vivono nello stile di vita tradizionale e sono partito dall'idea di assistere al "Pasto delle Sorelle", una festa di fidanzamento per il popolo Miao, una delle maggiori delle 57 minoranze etniche della Cina, che quest'anno si teneva dal 28 al 30 aprile.
inizialmente pensavo di visitare, dopo un breve salto nella provincia del Guangxi, sia la provincia dello Yunnan che quella del Guizhou ma più acquisivo informazioni sui posti da vedere e più mi rendevo conto che c'era davvero tanta roba e che avrei dovuto concentrarmi su una sola delle provincie. ho scelto quindi il Guizhou per via della sopracitata festa, perché più vicino al Guangxi e inoltre alcune delle cose che mi interessano dello Yunnan (le risaie terrazzate di Yangyuan e le esplosioni floreali di Luoping) sono al top in altro periodo.

la lingua è un grosso scoglio, visto che l'inglese non lo parla praticamente nessuno ed è quasi irrinunciabile una guida che parli il mandarino (che non è necessariamente l'idioma che viene parlato in tutte le aree del Guizhou ma funge da lingua franca). sarebbe anche possibile viaggiare senza saperlo parlare: la cosa più complicata sarebbe quella di far capire dove si vuole andare al bigliettaio degli bus o di qualsiasi altro mezzo di trasporto. proprio per questo motivo la Lonely Planet (ma anche altre guide) mettono a fianco del nome delle varie destinazioni gli ideogrammi che la rendono comprensibile a qualsiasi cinese: basta indicarlo e, in teoria, dovrebbero capire. avendo solo 2 settimane per andare in tanti posti non ho voluto correre il rischio di perdere troppo tempo nel tentare di spiegarmi, con alte probabilità di venire mandato nel posto sbagliato. già mi è successo un paio di volte pur con una guida che parlava il mandarino, figuriamoci senza.

non mi piace avere itinerai rigidi, di viaggiare assieme a gente che non conosco che potrebbero essere delle catene ai piedi, di spostarmi in grupponi transumanti dal pullman al ristorante internazionale: in pratica viaggiare nei grupponi organizzati dai t.o.
non potendo chiedere un viaggio individuale ad un t.o. occidentale (non guadagnando come un parlamentare) mi sono rivolto ad una 15na di agenzie viaggi locali. scartando pian piano quelle che, in base alle risposte che mi davano, mi parevano meno adatte al tipo di viaggio che volevo fare, alla fine ho ristretto la scelta fra un'agenzia gestita da un cinese (Simon Tour - il proprietario è piuttosto giovane e volentoroso, avevo trovato buone recensioni su internet) ed un'agenzia viaggi gestita da una francese che vive là (Etnik Travel). inizialmente l'unica soluzione che mi veniva prospettata da tutti era il viaggio con auto, autista e guida a mia disposizione (ho provato a chiedere un'autista che parlasse in inglese ma credo che per il governo cinese servano due diverse licenze, cosa che rende il tutto sostanzialmente impossibile). i preventivi si aggiravano sui 3.000 euro circa, per la sola parte cinese (io mi sarei occupato di procurarmi il volo Italia-Cina) da parte del cinese, e 2.600 da parte dell'altro. ancora piuttosto alto per i miei gusti e allora ho chiesto cosa mi suggerivano per abbassare il costo. il cinese mi ha proposto di trovarmi un compagno di viaggio cinese che non avrebbe pagato quanto me ma che avrebbe contribuito ad abbassare la mia quota, mentre la francese mi ha proposto di viaggiare in stile backpacker, spostandosi coi mezzi locali fornendomi quindi solo la guida. in questo secondo caso il costo diventa poco meno di 1.700 (pasti esclusi). ho scelto la busta numero due anche se poi, risultando complicato il reperimento dei biglietti dei voli domestici da parte dell'agenzia di ThaiBiancoblù, ho demandato a loro anche tale acquisto e quindi ho sfiorato i 2.000 euro con l'agenzia cinese, alla quale vanno aggiunti 780 euro per il volo Italia-Pechino (non la scelta più comoda come tragitto ma sembrava quella con meno stop over - poi alla fine quando mi hanno preso il biglietto del volo interno mi sono ritrovato a dover passare 12 ore a Pechino: poco male, sono riuscito a farmi un giretto) e un centinaio di euro per l'accoppiata hotel+taxi nella capitale. visto che per i pasti non si spende niente (ho speso meno di 60 - sessanta - euro per colazione, pranzo e cena per 15 giorni), il costo totale è stato di circa 3.000 euro, acquisti di artigianato tradizionale escluso.

il costo della vita è ridicolo, letteralmente un decimo del nostro. un pasto completo (birra più uno o due piatti fumanti) in un ristorantino di strada costa circa 1,5/2 euro. io avevo optato per alberghetti o guesthouse ed avendo già pagato in anticipo non so esattamente quanto costassero (non espongono i prezzi): da una mia ricerca successiva ho visto che i prezzi si potevano aggirare sui 5/10 (più facile 5) euro a camera (letti sempre puliti, bagni un po' meno, non sempre dotati di docce). negli alberghi (che invece espongo i prezzi) una camera normale sui 15 euro, la "suite de luxe" 30 euro, l'unico albergo tirato in cui abbiamo chiesto (in realtà un bordello che là prende spesso la forma di "centro benessere" con jacuzzi e "massaggiatrici") ci ha chiesto 40 euro. spostamenti in bus in città sui 10 centesimi. viaggi da una città all'altra, variabili in base alla distanza: di solito 1 euro ma per alcuni viaggi più lunghi (da 5 ore), abbiamo speso massimo 3 euro. insomma, chi viaggia da solo può spendere tranquillamente meno di 100 euro a settimana, o poco di più se si vuole trattare un po' meglio. questo nelle zone rurali sopracitate. a Pechino la musica cambia un po': il mio albergo (che mi sono trovato su internet ma che già conoscevo) mi è costato 55 euro circa, 16 euro il taxi (22 in orario notturno) dall'aeroporto (quasi un'ora).

mangiare è la cosa più semplice in Cina: dappertutto è un fiorire di bancarelle e ristorantini di strada, che a qualsiasi ora possono fornirti un pasto saporito ed economico, al punto che la maggioranza degli alberghi non ci prova neanche a fornire i pasti, nemmeno le colazioni, ai propri clienti. basta uscire per trovare tutto e a prezzi imbattibili. ho provato tutto quello che trovavo, anche quello che non sapevo se mi sarebbe piaciuto (difatti spesso succedeva e al ritorno ero 4 kg in meno, cosa peraltro di cui avevo bisogno...) dalla cucina mussulmana degli immigrati del Xizhang (spaghetti fatti a mano davanti a te) a quella più calorica del nord-ovest, basata sull’hot pot. di norma sono quasi tutti monotematici, cioè in questo fanno solo i ravioli, in quell’altro solo noodles, in quell’altro solo spiedini alla brace, ecc.
per i più sospettosi, di norma i fuochi per cucinare sono all’aperto e quindi si possono scegliere gli ingredienti e vederseli cucinare sotto gli occhi. è zona dove mangiano il cane, un piatto considerato invernale: prima di partire ero tentato di provarlo ma visto che erano sempre molto simpatici e scodinzolanti (e non dei cagacazzi come da noi che ti abbaiano appena ti avvicini a meno di 5 metri da un cancello), ho rinunciato. è considerato un piatto pregiato, quindi il fatto che te lo rifilino al posto di qualcos’altro è una leggenda metropolitana. cmq visti diversi appesi scuoiati o mentre gli toglievano il pelo con la fiamma ossidrica. altra carne che trovi sempre sono maiale, manzo, pollo e anatre, di norma in piatti dove sono già sminuzzati visto che le uniche posate disponibili sono delle bacchette. una volta ho visto un ristorantino di barbecue che cucinava la classica t-bone steak, direi l'eccezione che conferma la regola. il pane si trova solo nelle città più grandi (il suo posto è preso dal riso), così come le pasticcerie: il mio problema era iniziare la mattina subito con i forti sapori cinesi, abituato come sono a farle piuttosto dolci.

reali problemi di igiene non ce ne sono, a differenza di quanto si ipotizza in alcune guide. basta rispettare le normali regole di buon senso e non capita nulla, tra l'altro la cucina cinese prevede che praticamente tutto vada cotto o fritto. l'unica precauzione/vezzo che ho adottato è stata quella di comprarmi appena arrivato un paio di bacchette "da viaggio" (si piegavano in due in un astuccio) in modo da non utilizzare bacchette usate da altri (a differenza del Giappone, qua le bacchette non sono quasi mai monouso ma vengono lavate - ho visto come fanno, velocemente sciacquate è il termine più corretto).

di norma io preferisco viaggiare con l’auto a noleggio ma in Cina non è possibile (per guidare devi ottenere un permesso che viene rilasciato solo ai residenti) e quindi la scelta si limita tra viaggiare con mezzi locali o con proprio mezzo guidato da autista locale. Nel primo caso spendi molto poco e hai contatti coi locali però sei limitato dal punto di vista fotografico (non puoi chiedere di fermarti se non per scendere), c’è poca flessibilità (di norma i bus che vanno fuori città partono dopo le 9:00 e non è che ce ne siano uno ogni ora) e sei costretto a spostarti con gli zaini in spalla. essendo in un gruppetto e quindi potendo ripartire il costo, potrebbe essere comodo noleggiare un minivan.
abbiamo utilizzato molti tipi di mezzi: dal treno ai bus da 40 posti (anche con aria condizionata e spesso allietati dalla trasmissione di film di kung-fu o videoclip), dai minivan da 9 posti (in cui poi in realtà eravamo stipati in 14) ai simil ape-piaggio, dai motociclisti (che di solito coprono le tratte che i bus non fanno, specie se portano a villaggi piccoli o su strade ripide o scassate) all’autostop coi camion (che non vogliono essere pagati ma ai quali è buona norma fare un piccolo omaggio tipo una sigaretta, peraltro sempre utile in questi casi o per spezzare il ghiaccio).

la mia guida era un neozelandese (anche su di lui avevo trovato recensioni su internet, ottime) che vive nello Yunnan da 3 anni (ma frequenta la Cina da 15 anni) e che parla il mandarino. tra l’altro scrittore free lance di guide di viaggio e di sport, nonché appassionato di minoranze etniche e docente in corsi di scrittura creativa e fotografia: in pratica quello che avrei voluto fare da grande… secondo me è preferibile, nel caso si voglia ricorrere ad una guida, che questa sia occidentale: l’approccio di un cinese è piuttosto diverso dal nostro (perché i turisti cinesi non hanno gli stessi gusti degli occidentali).

la conoscenza della lingua, oltre per motivi logistici, è molto importante per stabilire un minimo di relazione coi locali, solitamente molto ospitali, soprattutto nei villaggi. basta un sorriso, a volte nemmeno quello, per generare interesse su chi sei e da dove vieni: la norma è che se approfondisci un po’ il contatto rischi di essere invitato a cena. cena dove peraltro, essendo tu l’ospite principale, il padrone di casa farà di tutto per coccolarti, scegliendo con le bacchette i bocconi migliori e letteralmente imboccandoti, nel contempo costringendoti a ripetuti brindisi di vino di riso (20° circa, una sera dopo 4 “piombi” sono tornato in albergo piuttosto storto…). nonostante qualche rifiuto da parte nostra, per 4 volte abbiamo cenato a sbafo, così come una volta ci è stato dato un passaggio a gratis in moto per la bellezza di 45 km...

una cosa che mi ha reso questi posti ancora più simpatici è stato il fatto che ho visto un solo campo di calcio e letteralmente centinaia di campi da basket, spesso frequentati, anche nei più sperduti villaggi di montagna. spettacolare un altare di famiglia in un villaggio Gejia: a fianco dell'incensiere acceso davanti agli antenati troneggiava un poster di Allen Iverson... l'unica incongruenza è che la statura media da quelle parti sarà poco più di un metro e mezzo...

Il mio itinerario (dal 15 aprile al 2 maggio)
Guizhou e Yunnan sono le due provincie della Cina dove c’è la maggiore concentrazione di minoranze etniche (quasi la metà della popolazione). Per vederne il maggior numero possibile ho sacrificato cose che magari altri potrebbero essere interessati a vedere, ad es. le cascate di Huangguoshuo (nei pressi di Anshun).

1. sono atterrato a Guilin, nel Guangxi, dove la cosa da visitare è il fiume Li che si dipana in un surreale paesaggio carsico formato da colline dalle pareti quasi verticali, un classico dell’iconografia della pittura cinese. È un tipo di paesaggio che si trova in soli 3 posti al mondo: qui, nella baia di Ha Long e in certe isole della Thailandia che, a differenza di Guilin, si sviluppano nell’acqua e non sulla terraferma. Il top sarebbe visitarlo a maggio, col fiume al massimo della portata. Io ci sono stato a metà aprile e, causa inverno siccitoso prolungato, l’acqua non era al massimo ma, soprattutto, era piovoso e senza sole, eventualità assai frequente anche in altri periodi.
Di norma il 98% dei turisti (e da queste parte ce ne sono abbastanza anche se in stragrande maggioranza sono cinesi) si limita a fare una minicrociera partendo da Guilin e arrivando a Yangshuo e rientrando in bus, cosa che richiede una mezza giornata ma che offre però sempre e solo una visuale. io ho visitato la zona con un hiking di una giornata, concentrandomi sulla parte più spettacolare da Yangshuo a Xingping, traghettando da una riva all’altra 3 volte in base ai punti più interessanti.

2. altra tappa nel Guangxi è la zona delle risaie terrazzate di Longji e Jinkeng, zona popolata dagli Yao. Di risaie spettacolari le regioni meridionali ne sono piene, se ne vedono a bizzeffe anche solo guardando fuori dal finestrino di qualsiasi bus, però queste sono davvero vertiginose (se la giocano con quelle di Yangyuan dello Yunnan per le risaie più belle del mondo). Purtroppo anche qui il tempo è stato inclemente, non offrendo le condizioni migliori per vederle e fotografarle (che sono una buona luce – pioveva – e le risaie completamente allagate – lo erano solo a metà).

3. entriamo nel Guizhou e i motivi di (mio) interesse diventano esclusivamente le popolazioni. Dapprima dedichiamo alcuni giorni all’area abitata dai Dong, un’etnia che abita in belle case completamente di legno, odorose di canfora e di norma a 3 piani, nelle quali abbiamo dormito spesso. Vestiti quasi sempre con l’abito tradizionale lucente e scuro (ricavato da stoffe prodotte da loro tinte decine e decine di volte con l’indaco), abitano una delle zone più remote dotate di strade in pessime condizioni (sterrate, con buche allagate di 2/3 metri) che ovviamente ne hanno reso i bei villaggi, dotati di belle architetture come i cosiddetti “ponti del vento e della pioggia” e delle “torri del tamburo”, molto poco frequentati dal turismo di qualsiasi provenienza.

4. In questa zona c’è l’unico nucleo di villaggi dei Basha (4 in tutto) esistenti. Quello visitato esiste da circa 2000 anni. I Basha sono conosciuti anche come Gun Men, perché tradizionalmente cacciatori col fucile. A partire dalla Rivoluzione Culturale (1966) la proprietà di fucili è oggetto di sempre maggiori restrizioni e oggi sono quasi esclusivamente agricoltori. Come succede di norma nei villaggi, solo le donne indossano gli abiti tradizionali: una parziale eccezione è questo villaggio, dove gli uomini si distinguono per un taglio di capelli che non ha riscontri in altri popoli.

5. salendo verso nord entriamo nella zona popolata dai Miao (il nome coi quali i cinesi chiamano gli Hmong, cfr il film “Gran Torino”). Questa etnia è più numerosa (circa 10 milioni sparsi nel solo territorio cinese – ce ne sono molti anche in Vietnam e tutta l’Indocina) e più ricca. La spettacolarità dei loro costumi tradizionali ha reso i loro villaggi una destinazione turistica piuttosto popolare presso i cinesi e, conseguentemente, le strade che da Kaili – la città più importante dell’area – raggiungono i vari villaggi sono in buono stato e di norma bastano 1 o 2 ore per raggiungerne diversi. Morale: i posti sono un po’ più turistici, anche se basta uscire, anche di poco, dalla rotta dei tour per cinesi che tutto ritorna autentico. Ad esempio a Xijiang, considerato con le sue oltre 1200 abitazioni originali (per oltre 5000 abitanti) il villaggio Miao più importante, il turismo è un’industria: ci sono 4 spettacoli giornalieri di danze tradizionali (gratuiti), circa mille turisti al giorno e le rive del fiume sono punteggiate dalle signore cinesi che noleggiano il costume tradizionale Miao e si fanno fotografare. Ciò nonostante eravamo gli unici occidentali in giro (visti altri due il giorno dopo) e per due volte delle ragazze mi hanno chiesto di essere fotografate insieme a me per la mia “stranezza” (anche se, sotto sotto, sono convinto che il vero motivo fosse la mia avvenenza…). Comunque bastava uscire dal villaggio per visitare i bei terrazzamenti sulle pendici delle contigue colline per tornare nella completa autenticità (ai turisti cinesi non piace camminare: quello che cercano è fare baldoria, possibilmente con grandi bevute nelle quali ci hanno spesso coinvolto).

6. con lunghi spostamenti – anche 8 ore di bus in un giorno – ci siamo spostati a nord-ovest nella zona di Liuzhi, popolata dai cosiddetti Miao dalle Corna Lunghe, un popolo di cui si è avuto notizia per la prima volta, fuori dalla Cina, solo nel 1997. etnia dai costumi a dir poco spettacolari, sono tra le più povere del paese. Nella zona di Suogja abbiamo visitato uno dei soli 12 villaggi esistenti.
Sempre in zona abbiamo visitato un villaggio del popolo Buyi, anche se non era il periodo migliore per assistere all’Opera Dixi, uno spettacolo di strada con attori mascherati, che di solito si tiene tra gennaio e febbraio, quando i campi non richiedono lavoro.

7. siamo tornati in area Miao , per la precisione a Shidong, per assistere al “Pasto delle Sorelle”, festival creato per far incontrare i giovani in età da matrimonio convogliando adolescenti dai villaggi vicini per evitare di trovare il partner nel proprio villaggio dove in pratica sono quasi tutti dei parenti. Per le ragazze diventa l’occasione per sfoggiare la propria bravura come donne di casa (i vestiti sono ricamati dalle ragazze, e per i capi più complessi servono diversi anni di lavoro) e la ricchezza della propria famiglia (esibita attraverso un ricco corredo di gioielli di argento – le più addobbate arrivano ad indossare qualcosa come 15/20 kg di tale metallo – andando in giro quasi come con uno scafandro e tintinnanti come mucche al pascolo). In teoria le ragazze dovrebbero donare delle palline di riso ai ragazzi coi quali vorrebbero flirtare: in realtà spesso tendono degli scherzi e all’interno della pallina di riso c’è del peperoncino (significa “non mi piaci”). Se il ragazzo è interessato cominciano i corteggiamenti. Nella realtà l’atmosfera ha perso parte della sua di autenticità visto che ci saranno un centinaio di fotografi (tutti cinesi) con svariate macchine fotografiche (da 4.000 euro) al collo, treppiedi e la tipica invadenza dei fotografi d’assalto. Per la prima (e unica volta) nel corso del viaggio vediamo anche turisti occidentali a decine, visto un pullman di un t.o. italiano (Kel12 Dune). E quindi i veri “intorti” avvengono di sera, attorno al grande falò acceso sul lungo fiume dove, tra danze collettive e fuochi d’artificio, le ragazzine, ormai smessi i pesanti abiti tradizionali, civettano in jeans e tacco 12. A chi interessa lo stupendo artigianato locale, gioielli in argento e lavori di ricamo da galleria d’arte di cui ho fatto incetta con oltre 300 euro di acquisti, questo è il posto migliore dove comprare, più che per i prezzi che magari sono leggermente più alti che altrove per la grande selezione, visto che tutti i maggiori raccoglitori si danno appuntamento in una piazza per sfruttare l’insolita affluenza di danarosi turisti.

8. ultima etnia visitata i Gejia (o Xi), nel bel villaggio di Matang, dai curiosi copricapi arancioni con a batik bianco e blu.

9. rientro a Pechino con arrivo alle 23:00. Avevo prenotato su internet un tassista che parlasse anche inglese: già d’accordo sul giro da fare (mercato notturno e altre zone), relativa tariffa e tutto quanto, sarebbe dovuto venire a prendermi all’aeroporto col classico cartello col mio nome, cosa della quale mi aveva assicurato. Non si è visto: purtroppo i cinesi sono così, poco affidabili. Raggiunto comunque l’albergo, ho cambiato leggermente il mio programma: avendo l’areo alle 11.00 di mattina del giorno dopo, sveglia all’alba e breve tour fotografico degli hutong (i vecchi quartieri di Pechino pieni di vicoli stretti dove passano a malapena le biciclette – avevo scelto l’albergo che sapevo essere a poche centinaia di metri) e sulla strada che mi riportava all’aeroporto sosta di mezz’oretta per ammirare e fotografare gli spettacolari edifici dei Giochi Olimpici (il Nido d’Uccello e il Cubo d’Acqua in primis) che nelle mie precedenti visite a Pechino non esistevano ancora.

quando avrò finito di selezionare le foto ne posterò qui qualcuna.
 
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view post Posted on 6/5/2010, 12:24
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CITAZIONE (bosforo65 @ 6/5/2010, 12:46)
un piccolo resoconto del viaggio

:rolleyes:
 
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julius6
view post Posted on 6/5/2010, 13:23




Grande Bosforo!
Bellissimo e completissimo racconto di viaggio !! :)
Come sai, a me piacciono molto: infatti, preferisco di più affidare i ricordi ai racconti che alle foto.
Quando andrò in Cina ( al momento però non è una mia prossima meta ) sicuramente terrò conto di tutte le cose che hai riportato.
Molto completo anche il tuo resoconto delle parole cinesi...io avevo provato a chiedere ( due ) paroline simpatiche, così per dire...tu invece hai riportato un vocabolario intero...!! :rolleyes:
 
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view post Posted on 6/5/2010, 13:33

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CITAZIONE (bosforo65 @ 6/5/2010, 12:46)
un piccolo resoconto del viaggio, hai visto mai a qualcuno possa interessare


allora, io ho la passione di visitare le popolazioni che vivono nello stile di vita tradizionale e sono partito dall'idea di assistere al "Pasto delle Sorelle", una festa di fidanzamento per il popolo Miao, una delle maggiori delle 57 minoranze etniche della Cina, che quest'anno si teneva dal 28 al 30 aprile.
inizialmente pensavo di visitare, dopo un breve salto nella provincia del Guangxi, sia la provincia dello Yunnan che quella del Guizhou ma più acquisivo informazioni sui posti da vedere e più mi rendevo conto che c'era davvero tanta roba e che avrei dovuto concentrarmi su una sola delle provincie. ho scelto quindi il Guizhou per via della sopracitata festa, perché più vicino al Guangxi e inoltre alcune delle cose che mi interessano dello Yunnan (le risaie terrazzate di Yangyuan e le esplosioni floreali di Luoping) sono al top in altro periodo.

la lingua è un grosso scoglio, visto che l'inglese non lo parla praticamente nessuno ed è quasi irrinunciabile una guida che parli il mandarino (che non è necessariamente l'idioma che viene parlato in tutte le aree del Guizhou ma funge da lingua franca). sarebbe anche possibile viaggiare senza saperlo parlare: la cosa più complicata sarebbe quella di far capire dove si vuole andare al bigliettaio degli bus o di qualsiasi altro mezzo di trasporto. proprio per questo motivo la Lonely Planet (ma anche altre guide) mettono a fianco del nome delle varie destinazioni gli ideogrammi che la rendono comprensibile a qualsiasi cinese: basta indicarlo e, in teoria, dovrebbero capire. avendo solo 2 settimane per andare in tanti posti non ho voluto correre il rischio di perdere troppo tempo nel tentare di spiegarmi, con alte probabilità di venire mandato nel posto sbagliato. già mi è successo un paio di volte pur con una guida che parlava il mandarino, figuriamoci senza.

non mi piace avere itinerai rigidi, di viaggiare assieme a gente che non conosco che potrebbero essere delle catene ai piedi, di spostarmi in grupponi transumanti dal pullman al ristorante internazionale: in pratica viaggiare nei grupponi organizzati dai t.o.
non potendo chiedere un viaggio individuale ad un t.o. occidentale (non guadagnando come un parlamentare) mi sono rivolto ad una 15na di agenzie viaggi locali. scartando pian piano quelle che, in base alle risposte che mi davano, mi parevano meno adatte al tipo di viaggio che volevo fare, alla fine ho ristretto la scelta fra un'agenzia gestita da un cinese (Simon Tour - il proprietario è piuttosto giovane e volentoroso, avevo trovato buone recensioni su internet) ed un'agenzia viaggi gestita da una francese che vive là (Etnik Travel). inizialmente l'unica soluzione che mi veniva prospettata da tutti era il viaggio con auto, autista e guida a mia disposizione (ho provato a chiedere un'autista che parlasse in inglese ma credo che per il governo cinese servano due diverse licenze, cosa che rende il tutto sostanzialmente impossibile). i preventivi si aggiravano sui 3.000 euro circa, per la sola parte cinese (io mi sarei occupato di procurarmi il volo Italia-Cina) da parte del cinese, e 2.600 da parte dell'altro. ancora piuttosto alto per i miei gusti e allora ho chiesto cosa mi suggerivano per abbassare il costo. il cinese mi ha proposto di trovarmi un compagno di viaggio cinese che non avrebbe pagato quanto me ma che avrebbe contribuito ad abbassare la mia quota, mentre la francese mi ha proposto di viaggiare in stile backpacker, spostandosi coi mezzi locali fornendomi quindi solo la guida. in questo secondo caso il costo diventa poco meno di 1.700 (pasti esclusi). ho scelto la busta numero due anche se poi, risultando complicato il reperimento dei biglietti dei voli domestici da parte dell'agenzia di ThaiBiancoblù, ho demandato a loro anche tale acquisto e quindi ho sfiorato i 2.000 euro con l'agenzia cinese, alla quale vanno aggiunti 780 euro per il volo Italia-Pechino (non la scelta più comoda come tragitto ma sembrava quella con meno stop over - poi alla fine quando mi hanno preso il biglietto del volo interno mi sono ritrovato a dover passare 12 ore a Pechino: poco male, sono riuscito a farmi un giretto) e un centinaio di euro per l'accoppiata hotel+taxi nella capitale. visto che per i pasti non si spende niente (ho speso meno di 60 - sessanta - euro per colazione, pranzo e cena per 15 giorni), il costo totale è stato di circa 3.000 euro, acquisti di artigianato tradizionale escluso.

il costo della vita è ridicolo, letteralmente un decimo del nostro. un pasto completo (birra più uno o due piatti fumanti) in un ristorantino di strada costa circa 1,5/2 euro. io avevo optato per alberghetti o guesthouse ed avendo già pagato in anticipo non so esattamente quanto costassero (non espongono i prezzi): da una mia ricerca successiva ho visto che i prezzi si potevano aggirare sui 5/10 (più facile 5) euro a camera (letti sempre puliti, bagni un po' meno, non sempre dotati di docce). negli alberghi (che invece espongo i prezzi) una camera normale sui 15 euro, la "suite de luxe" 30 euro, l'unico albergo tirato in cui abbiamo chiesto (in realtà un bordello che là prende spesso la forma di "centro benessere" con jacuzzi e "massaggiatrici") ci ha chiesto 40 euro. spostamenti in bus in città sui 10 centesimi. viaggi da una città all'altra, variabili in base alla distanza: di solito 1 euro ma per alcuni viaggi più lunghi (da 5 ore), abbiamo speso massimo 3 euro. insomma, chi viaggia da solo può spendere tranquillamente meno di 100 euro a settimana, o poco di più se si vuole trattare un po' meglio. questo nelle zone rurali sopracitate. a Pechino la musica cambia un po': il mio albergo (che mi sono trovato su internet ma che già conoscevo) mi è costato 55 euro circa, 16 euro il taxi (22 in orario notturno) dall'aeroporto (quasi un'ora).

mangiare è la cosa più semplice in Cina: dappertutto è un fiorire di bancarelle e ristorantini di strada, che a qualsiasi ora possono fornirti un pasto saporito ed economico, al punto che la maggioranza degli alberghi non ci prova neanche a fornire i pasti, nemmeno le colazioni, ai propri clienti. basta uscire per trovare tutto e a prezzi imbattibili. ho provato tutto quello che trovavo, anche quello che non sapevo se mi sarebbe piaciuto (difatti spesso succedeva e al ritorno ero 4 kg in meno, cosa peraltro di cui avevo bisogno...) dalla cucina mussulmana degli immigrati del Xizhang (spaghetti fatti a mano davanti a te) a quella più calorica del nord-ovest, basata sull’hot pot. di norma sono quasi tutti monotematici, cioè in questo fanno solo i ravioli, in quell’altro solo noodles, in quell’altro solo spiedini alla brace, ecc.
per i più sospettosi, di norma i fuochi per cucinare sono all’aperto e quindi si possono scegliere gli ingredienti e vederseli cucinare sotto gli occhi. è zona dove mangiano il cane, un piatto considerato invernale: prima di partire ero tentato di provarlo ma visto che erano sempre molto simpatici e scodinzolanti (e non dei cagacazzi come da noi che ti abbaiano appena ti avvicini a meno di 5 metri da un cancello), ho rinunciato. è considerato un piatto pregiato, quindi il fatto che te lo rifilino al posto di qualcos’altro è una leggenda metropolitana. cmq visti diversi appesi scuoiati o mentre gli toglievano il pelo con la fiamma ossidrica. altra carne che trovi sempre sono maiale, manzo, pollo e anatre, di norma in piatti dove sono già sminuzzati visto che le uniche posate disponibili sono delle bacchette. una volta ho visto un ristorantino di barbecue che cucinava la classica t-bone steak, direi l'eccezione che conferma la regola. il pane si trova solo nelle città più grandi (il suo posto è preso dal riso), così come le pasticcerie: il mio problema era iniziare la mattina subito con i forti sapori cinesi, abituato come sono a farle piuttosto dolci.

reali problemi di igiene non ce ne sono, a differenza di quanto si ipotizza in alcune guide. basta rispettare le normali regole di buon senso e non capita nulla, tra l'altro la cucina cinese prevede che praticamente tutto vada cotto o fritto. l'unica precauzione/vezzo che ho adottato è stata quella di comprarmi appena arrivato un paio di bacchette "da viaggio" (si piegavano in due in un astuccio) in modo da non utilizzare bacchette usate da altri (a differenza del Giappone, qua le bacchette non sono quasi mai monouso ma vengono lavate - ho visto come fanno, velocemente sciacquate è il termine più corretto).

di norma io preferisco viaggiare con l’auto a noleggio ma in Cina non è possibile (per guidare devi ottenere un permesso che viene rilasciato solo ai residenti) e quindi la scelta si limita tra viaggiare con mezzi locali o con proprio mezzo guidato da autista locale. Nel primo caso spendi molto poco e hai contatti coi locali però sei limitato dal punto di vista fotografico (non puoi chiedere di fermarti se non per scendere), c’è poca flessibilità (di norma i bus che vanno fuori città partono dopo le 9:00 e non è che ce ne siano uno ogni ora) e sei costretto a spostarti con gli zaini in spalla. essendo in un gruppetto e quindi potendo ripartire il costo, potrebbe essere comodo noleggiare un minivan.
abbiamo utilizzato molti tipi di mezzi: dal treno ai bus da 40 posti (anche con aria condizionata e spesso allietati dalla trasmissione di film di kung-fu o videoclip), dai minivan da 9 posti (in cui poi in realtà eravamo stipati in 14) ai simil ape-piaggio, dai motociclisti (che di solito coprono le tratte che i bus non fanno, specie se portano a villaggi piccoli o su strade ripide o scassate) all’autostop coi camion (che non vogliono essere pagati ma ai quali è buona norma fare un piccolo omaggio tipo una sigaretta, peraltro sempre utile in questi casi o per spezzare il ghiaccio).

la mia guida era un neozelandese (anche su di lui avevo trovato recensioni su internet, ottime) che vive nello Yunnan da 3 anni (ma frequenta la Cina da 15 anni) e che parla il mandarino. tra l’altro scrittore free lance di guide di viaggio e di sport, nonché appassionato di minoranze etniche e docente in corsi di scrittura creativa e fotografia: in pratica quello che avrei voluto fare da grande… secondo me è preferibile, nel caso si voglia ricorrere ad una guida, che questa sia occidentale: l’approccio di un cinese è piuttosto diverso dal nostro (perché i turisti cinesi non hanno gli stessi gusti degli occidentali).

la conoscenza della lingua, oltre per motivi logistici, è molto importante per stabilire un minimo di relazione coi locali, solitamente molto ospitali, soprattutto nei villaggi. basta un sorriso, a volte nemmeno quello, per generare interesse su chi sei e da dove vieni: la norma è che se approfondisci un po’ il contatto rischi di essere invitato a cena. cena dove peraltro, essendo tu l’ospite principale, il padrone di casa farà di tutto per coccolarti, scegliendo con le bacchette i bocconi migliori e letteralmente imboccandoti, nel contempo costringendoti a ripetuti brindisi di vino di riso (20° circa, una sera dopo 4 “piombi” sono tornato in albergo piuttosto storto…). nonostante qualche rifiuto da parte nostra, per 4 volte abbiamo cenato a sbafo, così come una volta ci è stato dato un passaggio a gratis in moto per la bellezza di 45 km...

una cosa che mi ha reso questi posti ancora più simpatici è stato il fatto che ho visto un solo campo di calcio e letteralmente centinaia di campi da basket, spesso frequentati, anche nei più sperduti villaggi di montagna. spettacolare un altare di famiglia in un villaggio Gejia: a fianco dell'incensiere acceso davanti agli antenati troneggiava un poster di Allen Iverson... l'unica incongruenza è che la statura media da quelle parti sarà poco più di un metro e mezzo...

Il mio itinerario (dal 15 aprile al 2 maggio)
Guizhou e Yunnan sono le due provincie della Cina dove c’è la maggiore concentrazione di minoranze etniche (quasi la metà della popolazione). Per vederne il maggior numero possibile ho sacrificato cose che magari altri potrebbero essere interessati a vedere, ad es. le cascate di Huangguoshuo (nei pressi di Anshun).

1. sono atterrato a Guilin, nel Guangxi, dove la cosa da visitare è il fiume Li che si dipana in un surreale paesaggio carsico formato da colline dalle pareti quasi verticali, un classico dell’iconografia della pittura cinese. È un tipo di paesaggio che si trova in soli 3 posti al mondo: qui, nella baia di Ha Long e in certe isole della Thailandia che, a differenza di Guilin, si sviluppano nell’acqua e non sulla terraferma. Il top sarebbe visitarlo a maggio, col fiume al massimo della portata. Io ci sono stato a metà aprile e, causa inverno siccitoso prolungato, l’acqua non era al massimo ma, soprattutto, era piovoso e senza sole, eventualità assai frequente anche in altri periodi.
Di norma il 98% dei turisti (e da queste parte ce ne sono abbastanza anche se in stragrande maggioranza sono cinesi) si limita a fare una minicrociera partendo da Guilin e arrivando a Yangshuo e rientrando in bus, cosa che richiede una mezza giornata ma che offre però sempre e solo una visuale. io ho visitato la zona con un hiking di una giornata, concentrandomi sulla parte più spettacolare da Yangshuo a Xingping, traghettando da una riva all’altra 3 volte in base ai punti più interessanti.

2. altra tappa nel Guangxi è la zona delle risaie terrazzate di Longji e Jinkeng, zona popolata dagli Yao. Di risaie spettacolari le regioni meridionali ne sono piene, se ne vedono a bizzeffe anche solo guardando fuori dal finestrino di qualsiasi bus, però queste sono davvero vertiginose (se la giocano con quelle di Yangyuan dello Yunnan per le risaie più belle del mondo). Purtroppo anche qui il tempo è stato inclemente, non offrendo le condizioni migliori per vederle e fotografarle (che sono una buona luce – pioveva – e le risaie completamente allagate – lo erano solo a metà).

3. entriamo nel Guizhou e i motivi di (mio) interesse diventano esclusivamente le popolazioni. Dapprima dedichiamo alcuni giorni all’area abitata dai Dong, un’etnia che abita in belle case completamente di legno, odorose di canfora e di norma a 3 piani, nelle quali abbiamo dormito spesso. Vestiti quasi sempre con l’abito tradizionale lucente e scuro (ricavato da stoffe prodotte da loro tinte decine e decine di volte con l’indaco), abitano una delle zone più remote dotate di strade in pessime condizioni (sterrate, con buche allagate di 2/3 metri) che ovviamente ne hanno reso i bei villaggi, dotati di belle architetture come i cosiddetti “ponti del vento e della pioggia” e delle “torri del tamburo”, molto poco frequentati dal turismo di qualsiasi provenienza.

4. In questa zona c’è l’unico nucleo di villaggi dei Basha (4 in tutto) esistenti. Quello visitato esiste da circa 2000 anni. I Basha sono conosciuti anche come Gun Men, perché tradizionalmente cacciatori col fucile. A partire dalla Rivoluzione Culturale (1966) la proprietà di fucili è oggetto di sempre maggiori restrizioni e oggi sono quasi esclusivamente agricoltori. Come succede di norma nei villaggi, solo le donne indossano gli abiti tradizionali: una parziale eccezione è questo villaggio, dove gli uomini si distinguono per un taglio di capelli che non ha riscontri in altri popoli.

5. salendo verso nord entriamo nella zona popolata dai Miao (il nome coi quali i cinesi chiamano gli Hmong, cfr il film “Gran Torino”). Questa etnia è più numerosa (circa 10 milioni sparsi nel solo territorio cinese – ce ne sono molti anche in Vietnam e tutta l’Indocina) e più ricca. La spettacolarità dei loro costumi tradizionali ha reso i loro villaggi una destinazione turistica piuttosto popolare presso i cinesi e, conseguentemente, le strade che da Kaili – la città più importante dell’area – raggiungono i vari villaggi sono in buono stato e di norma bastano 1 o 2 ore per raggiungerne diversi. Morale: i posti sono un po’ più turistici, anche se basta uscire, anche di poco, dalla rotta dei tour per cinesi che tutto ritorna autentico. Ad esempio a Xijiang, considerato con le sue oltre 1200 abitazioni originali (per oltre 5000 abitanti) il villaggio Miao più importante, il turismo è un’industria: ci sono 4 spettacoli giornalieri di danze tradizionali (gratuiti), circa mille turisti al giorno e le rive del fiume sono punteggiate dalle signore cinesi che noleggiano il costume tradizionale Miao e si fanno fotografare. Ciò nonostante eravamo gli unici occidentali in giro (visti altri due il giorno dopo) e per due volte delle ragazze mi hanno chiesto di essere fotografate insieme a me per la mia “stranezza” (anche se, sotto sotto, sono convinto che il vero motivo fosse la mia avvenenza…). Comunque bastava uscire dal villaggio per visitare i bei terrazzamenti sulle pendici delle contigue colline per tornare nella completa autenticità (ai turisti cinesi non piace camminare: quello che cercano è fare baldoria, possibilmente con grandi bevute nelle quali ci hanno spesso coinvolto).

6. con lunghi spostamenti – anche 8 ore di bus in un giorno – ci siamo spostati a nord-ovest nella zona di Liuzhi, popolata dai cosiddetti Miao dalle Corna Lunghe, un popolo di cui si è avuto notizia per la prima volta, fuori dalla Cina, solo nel 1997. etnia dai costumi a dir poco spettacolari, sono tra le più povere del paese. Nella zona di Suogja abbiamo visitato uno dei soli 12 villaggi esistenti.
Sempre in zona abbiamo visitato un villaggio del popolo Buyi, anche se non era il periodo migliore per assistere all’Opera Dixi, uno spettacolo di strada con attori mascherati, che di solito si tiene tra gennaio e febbraio, quando i campi non richiedono lavoro.

7. siamo tornati in area Miao , per la precisione a Shidong, per assistere al “Pasto delle Sorelle”, festival creato per far incontrare i giovani in età da matrimonio convogliando adolescenti dai villaggi vicini per evitare di trovare il partner nel proprio villaggio dove in pratica sono quasi tutti dei parenti. Per le ragazze diventa l’occasione per sfoggiare la propria bravura come donne di casa (i vestiti sono ricamati dalle ragazze, e per i capi più complessi servono diversi anni di lavoro) e la ricchezza della propria famiglia (esibita attraverso un ricco corredo di gioielli di argento – le più addobbate arrivano ad indossare qualcosa come 15/20 kg di tale metallo – andando in giro quasi come con uno scafandro e tintinnanti come mucche al pascolo). In teoria le ragazze dovrebbero donare delle palline di riso ai ragazzi coi quali vorrebbero flirtare: in realtà spesso tendono degli scherzi e all’interno della pallina di riso c’è del peperoncino (significa “non mi piaci”). Se il ragazzo è interessato cominciano i corteggiamenti. Nella realtà l’atmosfera ha perso parte della sua di autenticità visto che ci saranno un centinaio di fotografi (tutti cinesi) con svariate macchine fotografiche (da 4.000 euro) al collo, treppiedi e la tipica invadenza dei fotografi d’assalto. Per la prima (e unica volta) nel corso del viaggio vediamo anche turisti occidentali a decine, visto un pullman di un t.o. italiano (Kel12 Dune). E quindi i veri “intorti” avvengono di sera, attorno al grande falò acceso sul lungo fiume dove, tra danze collettive e fuochi d’artificio, le ragazzine, ormai smessi i pesanti abiti tradizionali, civettano in jeans e tacco 12. A chi interessa lo stupendo artigianato locale, gioielli in argento e lavori di ricamo da galleria d’arte di cui ho fatto incetta con oltre 300 euro di acquisti, questo è il posto migliore dove comprare, più che per i prezzi che magari sono leggermente più alti che altrove per la grande selezione, visto che tutti i maggiori raccoglitori si danno appuntamento in una piazza per sfruttare l’insolita affluenza di danarosi turisti.

8. ultima etnia visitata i Gejia (o Xi), nel bel villaggio di Matang, dai curiosi copricapi arancioni con a batik bianco e blu.

9. rientro a Pechino con arrivo alle 23:00. Avevo prenotato su internet un tassista che parlasse anche inglese: già d’accordo sul giro da fare (mercato notturno e altre zone), relativa tariffa e tutto quanto, sarebbe dovuto venire a prendermi all’aeroporto col classico cartello col mio nome, cosa della quale mi aveva assicurato. Non si è visto: purtroppo i cinesi sono così, poco affidabili. Raggiunto comunque l’albergo, ho cambiato leggermente il mio programma: avendo l’areo alle 11.00 di mattina del giorno dopo, sveglia all’alba e breve tour fotografico degli hutong (i vecchi quartieri di Pechino pieni di vicoli stretti dove passano a malapena le biciclette – avevo scelto l’albergo che sapevo essere a poche centinaia di metri) e sulla strada che mi riportava all’aeroporto sosta di mezz’oretta per ammirare e fotografare gli spettacolari edifici dei Giochi Olimpici (il Nido d’Uccello e il Cubo d’Acqua in primis) che nelle mie precedenti visite a Pechino non esistevano ancora.

quando avrò finito di selezionare le foto ne posterò qui qualcuna.

E le foto? :lol:
 
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view post Posted on 6/5/2010, 13:51
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CITAZIONE (julius6 @ 6/5/2010, 14:23)
Bellissimo e completissimo racconto di viaggio !! :)

invece no, julius.
i tuoi sono "racconti di viaggio", ricchi di pathos e umorismo, da leggere come si fa con la narrativa.
il mio invece è un resoconto, piuttosto schematico e nozionistico come una guida.
 
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julius6
view post Posted on 6/5/2010, 15:25




CITAZIONE (bosforo65 @ 6/5/2010, 14:51)
CITAZIONE (julius6 @ 6/5/2010, 14:23)
Bellissimo e completissimo racconto di viaggio !! :)

invece no, julius.
i tuoi sono "racconti di viaggio", ricchi di pathos e umorismo, da leggere come si fa con la narrativa.
il mio invece è un resoconto, piuttosto schematico e nozionistico come una guida.

Ma è anche giusto che uno scriva con lo stile che gli è più consono... tu sei più organizzato e sstematico di me ed è normale che compaia anche dallo stile di scrittura....i mie saranno anche racconti più narrativi....ma se uno deve rifare il viaggio che hai fatto, è più utile lo stile che usi tu... :rolleyes:
 
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2156 replies since 8/10/2008, 11:32   31402 views
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