Virtus vs. Virtus, la partita della verità o una partita di troppe assonanze? A mio modo di vedere, ci sono tot aspetti da analizzare prima di sparare un pronostico.
1) PSICOLOGIA. Roma viene da una magica tripletta di legnate, due delle quali sopra i cento punti: lampante che la difesa sbrachi ad un certo punto. Meno il fatto che i capitolini abbiano giocato un ottimo match contro i turchi, interrompendo una striscia da rotolone Regina che, secondo me, avrebbe decretato la NOSTRA sconfitta quasi certa domenica a pranzo. Difficile per Roma imbroccare due buone partite consecutive, un punto a favore della Virtus. Certo è che il Fenerbahce non gioca nella Lega italiana e che il poker di sconfitte farebbe saltare qualche pezzo da novanta, un punto a sfavore della Virtus. La quale viene da una settimana tranquilla, Blizzard escape a parte, che non credo abbia più di tanto turbato la truppa.
2) POSTA IN GIOCO. E' altissima. Forse ancora più alta che nelle sfide contro i Monti di Pietà. E' un challenge al challenger, una sfida quasi velica, in stile America's Cup. L'unica che davvero conti, allo stato attuale delle cose. Di certo, la pressione è tutta sui giallorossi ma anche la Bologna bianconera può (deve?) dimostrare che gli acquisti estivi pagano. E soprattutto è il primo banco di prova di Boniciolli. Una bella patata bollente.
3) RIMBALZI. Si dice che vincerà Roma, dato più impressionistico che statistico. Se guardiamo le medie, fanno 35 a testa, circa, con una quasi sorprendente parità tra difensivi e offensivi. Ammetto di essere sorpreso da questa statistica. Forse che Roma riesca a capitalizzare maggiormente i rimbalzi, dando così l'impressione di essere più efficiente? Ricordo che, contro i senesi, nel secondo quarto, su dieci cesti infilati, cinque venivano da rimbalzo offensivo. Non male. Centimetri di Brezec, atletismo di Hutson, sportellate di Gabini? Ok ma dalla nostra abbiamo la quasi certezza di Ford, la pugnacità di Giovannoni e l'apporto non indifferente del basso Langford. Non vedo tanto grigiore all'orizzonte.
4) PLAYMAKING. Incredibile come nessuna delle parti possa vantare un ragionatore degno di tale nome. Chiarito che il Pigmeo è decisamente un play atipico, restano da valutare gli altri. Jaaber è una guardia prestata alla cabina di regia e su questo non v'è dubbio alcuno, dotata però di una notevole intraprendenza, nonchè d'una difesa a dir poco aggressiva, tentacolare oserei dire. Veramente un ottimo difensore, il "bulgaro". Prevedo un'emorragia di palle perse. Specie se ci azzardiamo a schierare Koponen, acerbo solo a guardarlo in faccia per un match di questo peso. Non che il più giovane Jennings si stacchi dagli alberi tanto è maturo ma almeno ha dimostrato numeri ben più stuzzicanti e un carattere discreto, specie al tiro dall'arco. Morale: chi alternare a Boykins? Qui casca l'asino. Mettere Vuki su Jaaber sarebbe un suicidio...
5) TIRO DA 3. Non essendo noi Muzio Scevola, confidare sul tiro dall'arco è come mettere una mano sul fuoco. Provare per credere. Noi abbiamo il 35% solo perchè a Cantù avevano montato delle vasche da bagno; gli altri vantano la miseria d'un 30%, a parità di tentativi dalla linea dell'Ave Maria. Perchè proprio d'una preghiera si tratta, nel basket italiano, sempre più violentatore di questo "fondamentale". Tutto dipende dalla luna: se Righetti e Vuki soprattutto decideranno di piantarla (dopo l'orrenda prova contro Ostenda) di ballare il ballo del mattone, potranno essere dolori. In caso contrario, beh, dolori uguali ma per noi.
Questo affresco non pretende d'essere esaustivo: è pronto in tavola!
Aggiungete, dunque, aggiungete!